CITAZIONE (aromaticus @ 24/6/2007, 07:20)
Bella discussione ragazzi, credo pure costruttiva dopo la straordinaria puntualizzazione del Prof.
Dico la mia...
Il problema crisi attuale del fumetto (che ribadisco, non c'è in quanto tale) è un problema strettamente politico e morale, in Italia. Relativo e contingente. Legato alla crisi della CULTURA (le due cose sono strettamente correllate), E del MONDO DEL LAVORO (idem).
Come parlare di crisi tout-court in un momento in cui 3 film su quattro di Holywood vengono dal Comic? In un momento in cui le iniziative editoriali, negli States, in Francia etc. prosperano? Nell'era in cui son nate le fiere e le fumetterie (la cosa è dell'altro ieri!)... Nell'era in cui NOSTRI disegnatori e coloristi lavorano per tutto il mondo, America compresa, America in primis!
E' un po' come per l'altra editoria dunque, quella canonica...
Crisi, crisi crisi... Poi arriva Dan Brow e giù milioni di copie!
Poi (cioè, c'era già, ma ritorna...) arriva Harry Potter e non ti dico...
E così era già stato per la Tamaro e così Falletti e Camilleri... (e Smith, che non molla!)
A dire che, se i libri li scrivono persone geniali, con idee geniali, poi ci sono anche i LETTORI
Vale la stessa cosa nel fumetto...
Fine anni 70-primi 80: crisi, crisi crisi... (con bonelli che non azzecava un colpo, ripenso e rabbrividisco pensando a roba come Akim etc...) Poi di colpo arriva... DD! Idea geniale, scritta da un genio: e le copie tornano ad essere le centinaia di miliaia e l'effetto traiono su tutto il settore una bomba!
Witch: azzecca la botta e vai, idem come sopra!
Rat-man, idem etc etc...
Dice: la politica che centra? Centra perchè da noi a creato due mostri che stanno ammazzando la nostra cultura: l'assenza totale di meritocrazia di tipo statalista (su tutto), un eccessivo ruolo del marketing come fosse una religione, con un relativo grado zero di capacità imprenditoriale (che vuol dire, saper osare, rischiare... a ragion veduta) che porta allla castrazione e alla messa al bando di prodotti altrimenti validi che mai vedranno la luce. Non solo da parte degli editori, ma anche degli autori, che spesso, ammettiamolo, sono fancazzisti piangina incapaci loro in primis di prendersi i rischi del caso e mettersi in gioco facendosi il famoso MAZZO COSI'. Cioè, vorrebbero il successo all'americana lavorando alla rumena pre caduta del muro di Berlino: IL TUTTO CON LE GARANZIE DEL POSTO FISSO (e mamma che cucina, lava e stira)!
Risultato: prodotti quanto meno discutibili, fatti con noia e con routine, grado zero di novità, lettori potenziali annoiati e alla finestra in attesa di qualcosa capace ancora di emozionarli (per questo si comprano fumetti, per emozionarsi!).
Piccola scommessa: volete vedre che se un giorno esce il nuovo DD poi tornano frotte di lettori e "la crisi" non esiste più?
Saluti ( e scusate la prolissità)
Scusa, Andrea, noi non ci conosciamo, malgrado si lavori per la medesima casa editrice (spero che rimedieremo, un giorno!), però mi permetto di di riportare qui un apio di considerazioni, essendo io uno di quelli che sostiene che le cose tanto bene non vanno...
Il fatto è che quando la più grossa e solida casa editrice di fumetti chiude cinque testate di fila, quando (quasi?) tutte le iniziative editoriali al di fuori del quintetto Bonelli-Disney-Astorina-S. Paolo-Rainbow si reggono grazie al fatto che gli autori sono pagati dal decente (vedi la Star) al tozzo di pane (non hai idea dei comoensi che ho sentito per serie Bonellidi, là fuori: si arriva fino ai 20 euro a tavola), quando le altre case editrici (quella che non vanno nelle edicole) offrono come compensi "percentuali sulle vendite" e stappano lo champagne se si vendono 1000 copie... Ma, soprattutto, quando c'è una migrazione di autori che vanno a lavorare all'estero, creando ricchezza per queipaesi e non per l'Italia... Beh, la situazione tanto bella non mi sembra. E specifico che anch'io credo che il prodotto "forte" gioverebbe al mercato, ma non il traino "alla Dylan Dog", perché da solo non basta, può creare un boom momentaneo destinato a sgonfiarsi senza un atteggiamento professionale e consapevole da parte delle altre case editrici (com'è accaduto, appunto, negli anni Novanta, quando il proliferare di epigoni di infima qualità ha rotto il giocattolo). Le ragioni alla base della crisi (che è anche crisi generale del paese, non solo dei fumetti, questo sia chiaro) sono poi più complesse e ramificate, ma mi limito a una piccola rettifica di due casi da te citati:
Il fenomeno Witch è stato un fenomeno che si è già parecchio sgonfiato (ma qui più per malagestione che per reale stanchezza del pubblico, tant'è che le Winx, in questo momento, le hanno soppiantate). Purtroppo la Disney non brilla per la sua gestione, e la cosa più preoccupante (per loro!) è che che in America sembrerebbero essersene accorti... Ma queste sono voci di corridoio, vedremo che cosa accadrà nei prossimi due anni.
Ratman, pur rimanendo una creazione geniale, è un fenomeno invece circoscritto, nel senso che il fumetto non ha mai raggiunto cifre che lo imponessero all'attenzione dei media. Attenzione, non fraintendiamo: è vero, è stata realizzata una serie a cartonimati che la RAI, molto approssimativamente, sta mettendo in onda (e che mi auguro aiuti a cambiare la situazione), ma -per intenderci- Ratman non è mai stato preso come testimonial per pubblicità o campagne di interesse pubblico, non ne hanno mai parlato riviste e giornali... Ovvero, sfugge all'attenzione della gente, di chi non è appassionato di fumetti. Anche chi non ha mai letto i loro albi sa chi siano Tex, Dylan Dog, Diabolik... Ma per conoscere Ratman bisogna essere appassionati di fumetti. Io lo spero, che il cartone animato abbia ancora una forza di traino e di penetrazione come una volta, certo se lo programmassero con maggiore regolarità o in orari più mirati...
Quanto ho scritto non è per contestare la tua opinione, ma solo per riportare alcuni fatti e ribadire un concetto che a volte, la falsa percezione della realtà creata da Internet, fa passare un po' inosservato: possiamo discutere della sua entità, ma una crisi esiste, la situazione non è buona (anche se, a mio giudizio, è però già migliorata rispetto a due o tre anni fa). E ciò non va sottolineato solo per poterci disperare tutti, ma perché se non ci convinciamo che occorre rimboccarsi le maniche, nessuno lo farà e andremo avanti così (non concludo la frase morettianamente, ma potete farlo voi!). Almeno, questo è il mio punto di vista, basato anche su esperienze personali.
A proposito di essere prolissi, poi... Lasciamo perdere!
Ciao,
Federico